Enrico Erba nacque il 9 settembre 1895 a Melzo, una cittadina industriale nei pressi di Milano. La sua vita, sin dall’infanzia, fu segnata da eventi che lo avrebbero formato non solo come uomo, ma anche come artista. Suo padre, Andrea, era un abile artigiano specializzato nella costruzione di carri agricoli, ma la sua morte prematura nel 1903 lasciò Enrico orfano all’età di otto anni insieme a cinque fratelli e un fratello nato dopo di lui, complicando notevolmente la situazione familiare.
A seguito di queste tragedie familiari, la guida della famiglia fu assunta dal fratello maggiore, Ernesto, il quale, insieme agli altri fratelli, si assunse l’onere di sostenere gli studi di Enrico presso il Collegio Salesiano di Treviglio. Questo primo periodo di formazione gettò le basi per la sua futura carriera artistica. Dopo le scuole elementari, Enrico frequentò il ginnasio prima di iscriversi all’istituto magistrale. Tuttavia, l’irruzione della Prima Guerra Mondiale nel 1914, lo vide partire come diciottenne al fronte del Cadore.
Nonostante le avversità della guerra, il giovane Erba riuscì a conseguire il diploma di maturità magistrale a Belluno nel 1916 e, dopo un breve periodo di servizio come allievo ufficiale di complemento, fu nominato sottotenente di artiglieria. Nel gennaio del 1917 fu ferito gravemente da una granata austriaca che gli causò la frattura del calcagno sinistro, costringendolo a lunghi periodi di degenza e a una parziale invalidità. Fu proprio durante la convalescenza a Verona che conobbe Maria Cristani, che sarebbe diventata sua moglie.
Terminata la guerra nel 1918, Erba tornò a Melzo e iniziò a lavorare come insegnante elementare, ma la sua passione per l’arte lo spinse a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ebbe come maestro Ambrogio Alciati. In questi anni Erba fece sua la tecnica impressionista. Durante gli studi e il periodo di lavoro, si affiancò anche al movimento squadrista fascista in voga nel periodo. Nel 1924 sposò Maria e fissarono la loro dimora a Melzo. Nel 1928, conseguì il diploma di maturità artistica a Brera, lo stesso anno in cui si trasferì con la famiglia a Tremezzo sul lago di Como, per poi arrivare, nel 1932, a Lonato sul Garda.
Il periodo trascorso sul Lago di Como fu estremamente fertile per la sua attività artistica. Al di fuori degli impegni come insegnante, si dedicò intensamente alla pittura di paesaggi lacuali e montani, fiori e nature morte. Nel 1929 vinse il concorso per l’abilitazione all’insegnamento artistico e partecipò a diverse mostre collettive a Milano e in Lombardia. Il desiderio di condividere la sua arte lo portò persino a vendere opere in Svezia. La sua permanenza a Tremezzo, che durò circa quattro anni, contribuì in modo significativo allo sviluppo del suo stile pittorico, sempre più orientato verso la rappresentazione della natura e dei sentimenti umani.
Nel 1932 la famiglia si trasferì a Lonato, dove Enrico insegnò disegno presso le scuole locali e l’istituto magistrale della Carità. Partecipò a due mostre collettive a Brescia e Milano, continuando a coltivare la sua arte con dedizione. Nel 1936 nacque l’ultima figlia, Maria Carmela, che completò la famiglia. Nel 1937 si trasferì a Cuneo per insegnare disegno all’Istituto Tecnico Commerciale, ma la sua vita si complicò con l’inizio della seconda guerra mondiale.
Richiamato alle armi come capitano di artiglieria alpina, Erba partecipò brevemente ai combattimenti al fronte occidentale prima di essere assegnato a un reparto di mascheramento bellico. Il suo servizio militare lo tenne lontano dalle sue attività artistiche, ma non placò la sua passione per la pittura. Durante il periodo bellico dovette subire anche un trasferimento nel sud Italia a Crotone e il ricovero in ospedale a Bari.
Dopo la fine della guerra nel 1945, Enrico Erba tornò a insegnare e ottenne un trasferimento a Milano, dove continuò la sua produzione artistica. Nel 1946 riuscì a tornare nella casa ereditata a Melzo, trasformandola nella dimora della famiglia per poi trasferirsi in un alloggio popolare a Milano nel 1949. La sua arte in questi anni si caratterizzò per una ricerca formale e tecnica, sperimentando nuove modalità di applicazione del colore. La sua pittura era sempre di più un’espressione intima della sua anima e della sua sensibilità.
Nel 1952 trascorse un mese di vacanza a Selva di Cadore, dove trovò nuovi spunti da dipingere. Successivamente ottenne uno studio a Milano, in cui espose le sue opere. Nel 1956, con un nuovo studio a Città Studi, la sua attività artistica si fece più intensa, e nel 1957 tenne una mostra personale presso il Centro Artistico San Babila. Le sue opere erano dedicate alla natura, sia che si trattasse di fiori, paesaggi o scorci cittadini.
Durante gli anni ’60 e ’70, l’arte di Erba conobbe un crescente riconoscimento. Nel 1961, ricevette un premio di benemerenza dal Comune di Milano per la sua attività di insegnamento del disegno nelle scuole serali. Le sue opere continuarono ad essere esposte a Milano e dintorni, confermando il suo ruolo di pittore di valore. Nel 1965, dopo essersi posto in pensione, si stabilì con la moglie in una villetta a Vergiate, trasformata in studio di pittura.
Gli anni successivi furono segnati dalla malattia e da difficoltà fisiche ma non lo fermarono mai dal dedicarsi alla sua passione. Si susseguirono mostre e riconoscimenti, tra cui anche un’esposizione alla Galleria Bolzani di Milano. Nel 1974 celebrò il cinquantesimo anniversario di matrimonio, ricevendo un omaggio dal Comune di Milano. Il 1976 fu l’anno della grande mostra antologica presso la Galleria V.E. Barbaroux di Milano. Nel 1978, il ricovero in ospedale e una parziale paralisi, gli resero difficile proseguire con il suo lavoro artistico.
Enrico Erba si spense il 27 gennaio 1979 all’età di 83 anni. La sua vita fu una testimonianza di dedizione all’arte, di amore per la natura e per la famiglia. La sua opera, composta da oltre duemila opere pittoriche, rimane un’eredità preziosa per chi apprezza la bellezza della natura e l’espressione sincera dei sentimenti umani.
Lo stile pittorico di Enrico Erba fu caratterizzato da un forte legame con la natura e da una sensibilità particolare verso la luce e il colore. Si espresse attraverso paesaggi, nature morte, e ritratti. Le sue opere riflettevano una profonda contemplazione e la ricerca dell’essenza della realtà. La sua pennellata, inizialmente più solida e materica, si fece con il passare degli anni sempre più lieve e vibrante, acquisendo caratteristiche impressionistiche e divisioniste.
Le sue tematiche spaziavano dai paesaggi della pianura lombarda ai borghi montani, dai ritratti ai fiori, dai cieli limpidi ai tramonti infuocati. Ogni opera era una finestra sul mondo interiore dell’artista, che, attraverso la pittura, esprimeva le sue emozioni e la sua personale visione del mondo.